
(Foto di Dennnis Schroeder / NREL)
Il NREL valuta le possibilità del solare galleggiante
Il solare galleggiante contagia anche gli Stati Uniti. Il National Renewable Energy Laboratory – NREL, il principale laboratorio Dipartimento dell’Energia stelle e strisce, ha pubblicato in questi giorni uno studio sul potenziale fotovoltaico a livello dei corpi idrici artificiali del Paese.
Affinchè l’America non sia lasciata indietro, i ricercatori del NREL hanno redatto “Floating PV: Assessing the Technical Potential of Photovoltaic Systems on Man-Made Water Bodies in the Continental U.S”. Il rapporto analizza i principali serbatoi idrici nelle regioni aride e le infrastrutture idroelettriche nazionali con il preciso obiettivo di quantificare la potenza fotovoltaica sviluppabile. Secondo lo studio esistono almeno 24.000 bacini idrici artificiali che potrebbero prestarsi alle installazioni solari; si tratta di meno del 30% di tutte le infrastrutture nazionali di questo tipo ma potrebbero fornire fino a un decimo della produzione elettrica statunitense. E si risparmierebbero fino a 2,1 milioni di ettari di terreno.
“Negli Stati Uniti, (il solare galleggiante) è ancora un’applicazione di nicchia; in altri luoghi rappresenta una necessità”, ha commentato Jordan Macknick, analista del NREL e co-autore del documento. “Ci aspettiamo che la tecnologia decolli negli USA, specialmente nelle aree dove l’uso del suolo è vincolato e dove c’è un conflitto tra lo sviluppo fotovoltaico e i terreni agricoli”. L’uso del solare galleggiante comporta ulteriori vantaggi sia per i pannelli che per le infrastrutture idriche. I primi possono godere di un sistema di raffrescamento passivo che migliora le prestazioni dei moduli, le seconde possono contare su una minore evaporazione dell’acqua e una ridotta crescita di alghe. Una scelta win-to-win.
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