Il primo regolamento sul controllo delle emissioni dei veicoli pesanti è in piena fase di discussione. Parlamento europeo e Consiglio dell’UE devono trovare le rispettive posizioni negoziali con cui avviare il trilogo e chiudere definitivamente il testo del provvedimento.
Come si legge nella lettera inviata alle istituzioni UE dall’Associazione europea del biogas (EBA), EUROGAS, Gas Infrastructure Europe (GIE) e Natural & bio Gas Vehicle Association (NGVA Europe) il fattore di correzione è ritenuto “una via pragmatica e trasparente verso un approccio well–to–whell” (letteralmente “dal pozzo alla ruota”), inteso come criterio per rendere confrontabili tra loro diverse tecnologie propulsive e carburanti, sia dal punto di vista dell’efficienza del mezzo di trasporto, sia del rendimento della tecnologia e del vettore energetico.
“Stiamo affrontando le tecnologie future con lo strumento sbagliato: il tubo di scappamento non misura più le emissioni di CO2, né l’efficienza del veicolo su mezzi ibridi, né l’impatto dei cambiamenti climatici quando vengono utilizzati combustibili rinnovabili”, ha commentato Andrea Gerini, Segretario Generale di NGVA Europe e uno dei firmatari della missiva. Per questo motivo le associazioni ritengono fondamentale modificare l’attuale proposta di regolamento per includere i benefici derivanti dall’uso del biogas e, più in generale, dai biofuel avanzati. “Il fattore di correzione del carbonio non porta alcun ‘doppio conteggio’, ma risolve la limitazione della metodologia corrente (misurazione delle emissioni dallo scarico) che non distingue l’origine del combustibile. Non stiamo cercando un doppio incentivo o un trucco per essere conformi agli obiettivi di emissione di CO2, ma stiamo semplicemente riflettendo la realtà nella legislazione”, si legge nella nota stampa congiunta.
Ma la proposta non convince sotto diversi aspetti. In primo luogo i biofuel avanzati sono già obbligatori ai sensi della nuova direttiva sulle rinnovabili (REDII). In questo modo “il CCF premierebbe l’industria dei biocarburanti per qualcosa che deve fare comunque”, spiega Mestre. E aggiunge “sarebbe praticamente impossibile garantire l’uso di carburante rinnovabile nel camion nella realtà […] È impossibile per un produttore dimostrare che ogni singolo veicolo venduto, utilizzi un tipo specifico di carburante”.
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