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L’emendamento al Ddl Salvamare che incentiva la produzione di plastica riciclata e biodegradabile diventa un odg
(Rinnovabili.it) – Proposto da Paola Deiana (M5s) e Rossella Muroni (Leu), l’emendamento al Disegno di legge Promozione del recupero dei rifiuti in mare e per l’economia circolare, conosciuto come Ddl Salvamare, è stato trasformato in un ordine del giorno in vista dell’esame dell’aula (Leggi ancheOk al Ddl Salva Mare, inizia la guerra ai rifiuti di plastica).
Presentato in commissione Ambiente, l’emendamento intendeva incentivare la produzione di bottiglie di plastica riciclata e biodegradabile, eliminando una norma che, dal 2010 a oggi, ha limitato di molto la possibilità di impiegare polimeri riciclati nel packaging della acqua minerale. Nove anni fa infatti, per uniformarsi alla normativa CE 282/2008, l’Italia aveva inserito nel vecchio provvedimento ministeriale del 21 marzo 1973, un nuovo articolo obbligando i produttori di bottiglie in plastica ad usare “almeno il 50% di PET vergine”. Una misura valida allora, visto le differenze di performance tra PET vergine e PET di riciclo (o R-PET), che tuttavia restringeva di molto il campo d’applicazione della norma europea e che oggi potrebbe considerarsi superata. L’atto è stato tuttavia trasformato all’ultimo momento in un odg su cui l’aula sarà chiamata a deliberare.
Tra le ultime modifiche apportate al Ddl Salvamare, compare la richieste che – entro circa 4 mesi dalla sua entrata in vigore – le amministrazioni dei comuni costieri possano individuare aree, con particolare riguardo a quelle di maggiore valenza ambientale e storica, nelle quali applicare delle limitazioni e dei divieti in merito all’introduzione, all’utilizzo e all’abbandono di contenitori monouso in polistirolo o plastica non biodegradabile.
Continua così la battaglia dell’Italia contro l’inquinamento da plastiche usa e getta, di cui il Mar Mediterraneo (in quanto semichiuso) sembra soffrire particolarmente: si stima che vi siano presenti almeno 250 miliardi i frammenti di plastica.
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La novità più grande del Ddl Salvamare è l’introduzione della possibilità per i pescatori di portare a terra la plastica accidentalmente finita nelle reti, azione finora proibita per legge. I rifiuti potranno essere portati nei porti dove saranno allestiti dei punti di raccolta e, per evitare che i costi della gestione di tali rifiuti gravino esclusivamente sugli operatori ittici e sugli utenti degli scali, è previsto che questi costi siano coperti con una specifica componente della tassa sui rifiuti.
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