I trend dell’eolico offshore nell’Asia orientale
Sono iniziati in Cina i lavori per il più grande parco eolico offshore della nazione: un complesso da circa 400 MW a largo dell’isola Nanpeng, nella provincia meridionale del Guangdon.
In realtà, con il progressivo rallentamento del fotovoltaico nei principali mercati dell’Asia orientale, il trend sta contagiando gran parte della regione, che rappresenta oggi uno dei più probabili concorrenti alla leadership europea nel settore.
Lo dimostra bene Taiwan che ha chiuso da poco la sua prima grande asta per l’eolico offshore piazzando sul mercato 3,8 GW di nuova capacità verde. Il Paese punta ora a portare la quota “marina” oltre gli 8 GW entro la fine del 2027. “Taiwan – spiega l’analista senior di Wood Mackenzie, Robert Liew – rappresenta presenta il più grande mercato offshore nel Pacifico asiatico grazie a un regime normativo relativamente stabile, al supporto governativo e all’apertura agli investimenti stranieri”.
Spinti dal calo dei prezzi, alcuni mercati nella regione hanno fissato obiettivi ambiziosi in termini di energia eolica in mare aperto. Tuttavia, allo stato attuale, non tutti sembrano essere destinati al successo; fattori come la maturità tecnologica e una stabile catena di approvvigionamento sono ancora lontani. “Insieme con la Corea del Sud e il Giappone, l’Asia orientale ha bisogno di circa 37 miliardi di dollari in investimenti per far fronte alla gigantesca crescita della capacità eolica offshore nei prossimi cinque anni”, ha dichiarato Liew. “La buona notizia è che i prezzi stanno scendendo. I futuri costi dell’offshore dovrebbero divenire competitivi con i prezzi del termoelettrico tradizionale entro il 2025″, ha aggiunto. “Ciò dovrebbe attrarre investimenti nel settore”.
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