Le energie rinnovabili britanniche forniscono il 33% del mix elettrico
Il 2018 non è stato un anno fortunato solo per le fer tedesche.
A fare da traino, i nuovi parchi eolici offshore e onshore collegati alla rete nazionale, soprattutto quelli scozzesi. Un contributo importante è arrivato anche dal comparto delle biomasse che in più di un caso hanno sostituito il carbone come fonte energetica in grandi impianti termoelettrici (è il caso, ad esempio, della centrale Drax nel North Yorkshire). Come confermano anche i dati della National Grid, la crescita delle energie rinnovabili britanniche a discapito del carbone – in calo del 25%-, ha regalato al Regno Unito non solo un picco storico di produzione elettrica sostenibile ma ha diminuito del 6,8% l’intensità di carbonio legata al comparto energia.
Il tutto in un contesto caratterizzato da alti prezzi del gas e un contributo nucleare sempre più debole (-8%) a causa dell’età degli impianti.
Analizzando i dati delle fer in dettaglio si scopre che nel 2018 il vento ha rappresentato il 17,4% (58 TWh) della produzione elettrica UK, il fotovoltaico il 3,8% (13TWh), mentre le biomasse sono a quota 10,7% (36TWh). A titolo di confronto il nucleare è di poco sopra al 19% e il gas al 39,4%. Allo stesso tempo il 2018 è stato caratterizzato da una forte riduzione della produzione elettrica pro-capite, in risposta ad una minore domanda, che ha permesso di risparmiare al Regno Unito fino a 103 TWh. Per Simon Evans di Carbon Brief, i nuovi dati mostrano come i britannici stiano diventando sempre più consapevoli delle loro fonti di energia “Potrebbe dipendere da una combinazione di apparecchi più efficienti, lampadine a risparmio energetico e, più recentemente, a LED. Circa 1,5 milioni di case nel Regno Unito sono alimentate da energia solare”, ha spiegato Evans dalle pagine del Guardian. “Poi ci sono supermercati che installano migliori frigoriferi o l’industria che usa pompe più efficienti. In tutte queste attività, l’efficienza è stata aumentata”.
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